Fuggire sì ma dove – Un altro inutile libro sulla corsa

Nell’estate 2014 chiusi il mio vecchio blog:

In fondo dal 2008 molte cose sono cambiate; era nato principalmente per parlare delle mie corse, ora corro di meno, la corsa ha sempre una parte importante, ma non quanto prima, e ci sta, lo dico senza drammi o amarezza, anzi, sono entrate altre passioni, e magari riparto con un altro blog più generico.

Dopo circa un anno invece, mi resi conto che la corsa era sempre una parte fondamentale, e che quasi tutto quello che mi andava di scrivere proveniva, direttamente o indirettamente, da là. Per questo il nome di questo nuovo blog:

Intendo la linea bianca che delimita la carreggiata, perché è lì sopra che pensandoci bene ho passato gran parte del mio tempo destinato a riflessioni.
 Non è che vivo a bordostrada, ma correndo abbastanza e da anni, è in quello spazio, che non è più strada ma non è ancora fosso, che sono più solo con i miei pensieri, più di qualunque altro luogo.
 Un “non posto” che magari ha proprietà metafisiche per via della sua natura di non essere ben definito, o comunque sull’orlo di qualcosa, ai limiti, perché poi è li che corriamo, e alla fine è sui bordi che si vive, ognuno sul filo dei suoi, cercando di sbandare il meno possibile.

La rinascente passione per la corsa, e la voglia di scriverne, per conservarne in qualche modo alcune parti, mi portò subito a trascurare anche quest’altro blog, perchè avevo iniziato a trasferire su carta questo amore in preparazione di un volume.
Finalmente quella carta ha preso la forma di un libro, il quale ha mantenuto come sottotitolo quello pensato in origine come titolo, e si è aggiunto Fuggire sì ma dove, verso della canzone Maracaibo di Lou Colombo, convinto definitivamente dopo aver conosciuto un proverbio africano: “Puoi distanziare quello che corre dietro di te, ma non quello che corre dentro di te”.